lunedì 16 luglio 2012

Il tressette



Mi piace il sapore antico delle conversazioni che si facevano una volta. Senza troppe pretese, con spazi per i sorrisi, pur nella divergenza di opinioni. Come in quelle partite di tressette al bar! Dove potevi vedere  il competitivo, il burlone, lo scorbutico e il tonto giocare insieme e ridere. Già, ridere di gusto delle cose semplici. Chi fra i denti, chi sguaiatamente ma sempre con lo stesso spirito amichevole. Non contava chi vincesse (tranne che, sotto sotto, per il competitivo!), le serate finivano sempre con una pacca sulla spalla ed un appuntamento al giorno dopo. Erano gli amici sui quali potevi contare. Quando abbiamo iniziato a perdere quel gusto, iniziando ad inseguire la vacuità, non lo so. Certo è che ora i rapporti fra le persone sono una gara a chi morde di più, in cui nessuno vuole perdere.
M’intristisce il modo di vivere che, volenti o nolenti, siamo tutti costretti a subire. Il lavoro, quando ce l’hai, è diventato insostenibile. In passato c’era chi si toglieva il cappello di fronte a chi ne sapeva più di lui. Potevi facilmente incontrare chi si affidava alla professionalità altrui. Ora viviamo circondati da iper-competenti (super ignoranti) ed iper-esigenti! Il semplice fatto che ricompensino, anche solo con pochi spiccioli, li fa sentire in diritto di pretendere e trattarti da schiavo!
E tu chini la testa…perché c’è chi sta peggio di te, perché non ci si può permettere di rifiutare alcuna commissione, anche se piccola. Ma dentro covi rancore e sogni la rivalsa.
Torni a casa esausto, svuotato, avvilito. Almeno ci fosse quella partita di tressette! Invece no.
Perché fuori, fra la gente, trovi lo stesso trattamento: morsi.
Io stessa sono caduta in questo vortice! Al lavoro e, ahimé, nelle relazioni interpersonali.
Condizionata negativamente dalla vox populi. Trascinata, nelle convinzioni e nei giudizi, a vivere e comportarmi come un cane rabbioso.
Dunque si perde la ragionevolezza, l’obiettività. Non si dà fiducia a nessuno e si dubita sempre. Si ricerca i secondi fini ed il dialogo è un’illusione. E’ in questo modo che si diventa tutti uguali, tutti stronzi. Invece siamo tutti diversi ma accomunati da un male oscuro.
E’ un mare inquinato il nostro e noi, poveri pesci storditi, abbiamo abboccato all’amo di chi ci vuole vedere, uno contro l’altro, correre verso la produttività. Quindi siamo stati tutti privati dei sentimenti, dei valori veri. Solidarietà, amicizia, amore sono diventati termini desueti, buoni solo per la pubblicità! Anziché essere la base dell’esistenza sono diventati il miraggio!
Ne ho preso atto, pagando in prima persona. Con accanimento ho cercato di rimediare… ma è impossibile quando c’è diffidenza e poca voglia di “perder tempo” dall’altra parte. L’abitudine a mordere è talmente tanto consolidata che non si tiene a bada. Il dolore dell’incompreso, buttato via come una cosa vecchia, quindi inutile, aggrava il tutto!
Ma se tutti ci sforzassimo di metterci nei panni del prossimo, se tutti tornassimo a vedere la meraviglia della varietà che c’è in questo mondo e ci fermassimo un attimo a riflettere, forse potremmo ritrovare il benessere delle cose semplici e la bellezza dei sentimenti veri.
Io ho iniziato a provarci. Ho ottenuto scarsi risultati, finora, ma non voglio mollare. Mi sono sempre vantata di avere una testa pensante ma è da tanto che è messa in stand-by. Adesso è il momento di schiacciare con decisione il tasto ON...e, perché no, imparare a giocare a tressette!
Chi mi segue?

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